4 + 1 = 5. Cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia by Giovanni Corti

4 + 1 = 5. Cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia by Giovanni Corti

autore:Giovanni Corti [Corti, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788867715749
editore: Edizioni Il Ciliegio
pubblicato: 2018-11-08T16:00:00+00:00


Capitolo 21

Siamo grandi e forti quando sopportiamo i mali degli altri.

Istanbul, gennaio 1940.

Il buio della sera aveva ingoiato i palazzi della città e nel cielo plumbeo troneggiava una strana luna circondata da un grande alone che, a chi alzava il naso al cielo, sembrava una corona luminosa. È la luna che precede una forte nevicata…

Sulla porta del negozio, l’uomo e il bambino discutevano fitto-fitto animatamente, gesticolando e ammiccando verso i quattro Caruso che, pur non capendo una parola, si rendevano conto di essere l’oggetto del discorso. L’adulto scuoteva la testa, alzando il tono della voce autoritaria, mentre il bimbo non perdeva il controllo. Poi il tono di voce si quietò, parve addomesticato.

Grande fu la sorpresa quando l’uomo, distogliendo lo sguardo da Adnan, si rivolse loro in italiano.

«Buonasera signori. Sono Murat, il padre di Adnan. Lui dice che state cercando un posto per dormire.»

«Buonasera» allungò la mano Caruso. «Io mi chiamo Emilio e loro sono mia moglie Edna e i nostri figli, Elisa e Vittorio. Siamo scappati dall’Italia…»

«Già, immagino. Siete ebrei?»

«Sì, ma come…»

«Conosciamo cosa sta succedendo in Italia e in Germania. Non siete i primi. Gli inglesi si scaricano la coscienza facendovi approdare qui, senza affondare le navi. La Turchia è un paese neutrale e c’è la guerra…»

«Guerra?»

Emilio era rimasto allibito pensando che il signor Murat si fosse confuso con una lingua straniera con cui dimostrava comunque di avere grande dimestichezza.

«Qui si mormora che presto l’Italia entrerà in guerra a fianco della Germania, contro gli inglesi. Ma non fasciamoci la testa prima di averla rotta… Si dice così, vero?»

Emilio era sbalordito. «Lei parla un italiano così sciolto… meglio di tanti miei connazionali.»

«Grazie. In casa nostra tutti parlano italiano. È un po’ la nostra seconda lingua. Mia madre ha insegnato molti anni nel liceo italiano di Beyoğlu, qui a Istanbul.»

«Adesso capisco, Adnan…»

«No, Adnan è un randagio, sempre in giro per la città. Quello che conosce lo ha imparato al porto. È un ragazzino molto intelligente ma anche un birbante.»

«È un ragazzino di gran cuore…»

«Oltre ad essere assai convincente!»

Il bambino fece un sorrisetto furbo, poi prese per mano Elisa, la più grande dei Caruso, che si fece accompagnare volentieri dentro il negozio.

E chi non l’avrebbe fatto con piacere? Il buon profumo che accoglieva chi entrava predisponeva i clienti a viaggiare con il naso da una vetrinetta all’altra dove, fra una moltitudine di colori facevano bella mostra lokum gelatinosi aromatizzati con acqua di rose, pistacchi, limone, mandorle, cannella, menta e ricoperti di finissimo zucchero a velo; pasticcini baklava, sfoglie sottili impregnate di miele, burro e nocciole; bülbül yuvasi, piccoli nidi mielosi ripieni di nocciole.

«La nostra famiglia si è trasferita a Istanbul dalla campagna, quando ancora c’era il sultano Mehmet V. Il nonno aprì questa pasticceria e da allora facciamo dolci per tutti. Le camere sono al primo piano. Ne abbiamo una libera per gli ospiti. Starete un po’ stretti, ma a quest’ora è difficile trovare un alloggio, anche in un albergo.»

Emilio guardò prima Edna, che sembrava rincuorata per quella soluzione di ripiego ma molto dignitosa, poi strinse di nuovo la mano a Murat.



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